In un paese come l’Italia, identificato dal suo amore e cultura dell’alimentazione e del cibo, il settore della ristorazione muove 86 miliardi di euro l’anno (stima FIPE 2019), gran parte dei quali incassati in contanti.
Anche per questa ragione il settore è da sempre tra i prediletti dalle mafie per gli investimenti criminali. Il perdurare della pandemia e le chiusure di bar e ristoranti fino al 5 marzo 2021 (secondo quanto disposto dal DPCM 14 gennaio), determinano una forte contrazione nel settore HO.RE.CA e nell’indotto.
Parte della ristorazione corre il rischio di cedere l’anima al diavolo-mafia e di conseguenza per Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra le difficoltà economiche del settore turismo e ristorazione rappresentano i momenti maggiormente favorevoli per reinvestire danaro. L’ampia disponibilità di denaro contante derivante dalle attività illegali permette di acquisire facilmente la proprietà o il controllo di società in difficoltà finanziaria; o anche solo di “mettere un piede” dentro un’impresa insospettabile.
Sommario
Un rischio già presente e ora più forte
Il rischio non è percepito solo dagli attori del mondo ristorativo ma anche da chi si occupa direttamente della filiera produttiva alimentare: così la Coldiretti lanciava l’allarme nello scorso settembre intervenendo davanti alla Commissione Giustizia della Camera.
Il rapporto della Coldiretti che si basa sulla Relazione Semestrale della DIA inviata al Parlamento ed evidenzia l’immagine di un’Italia in cui 5mila ristoranti sono in mano alla criminalità, con “l’agroalimentare diventato una delle aree prioritarie di investimento della malavita”.
Il giro d’affari gestito dalle mafie, nel percorso che va “dal campo alla tavola” è semplicemente vertiginoso: considerando la ristorazione, l’agricoltura, l’allevamento e la distribuzione alimentare si parla di 24,5 miliardi di euro.
La mancanza di liquidità è un macigno sulle spalle dei ristoratori
A pesare è soprattutto la mancanza di liquidità dettata dall’emergenza pandemica che ha colpito molte attività economiche, ora esposte al rischio dell’usura.
Sempre secondo Coldiretti la criminalità si appropria di vasti comparti della filiera agroalimentare: dai campi agli scaffali con il risultato di distruggere la concorrenza e il libero mercato.
Per le aziende alimentari, l’infiltrazione criminale rischia di danneggiare in modo grave la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto “rimbalzo” di compromettere l’immagine e il brand Made in Italy.
La parola d’ordine della criminalità: mimetizzarsi tra ristoranti, bar e aperibar
Le organizzazioni mafiose riescono a tutelare i patrimoni finanziari accumulati con le attività illecite muovendosi come articolate holding finanziarie, all’interno delle quali gli esercizi ristorativi rappresentano efficienti coperture dietro la quale è difficile risalire ai veri proprietari ed all’origine dei capitali.
Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare e in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme, dai franchising ai locali esclusivi, da bar e trattorie ai ristoranti di lusso e aperibar alla moda.
Il caso Lombardia: usura e compravendita a prezzi di saldo
Il rischio di usura e di estorsioni ai danni delle imprese nelle province di Milano, Monza e Lodi trova conferma in uno studio realizzato dall’Unione Commercio di Milano e dalla piattaforma Mine Crime.
Presidiare i rischi di riciclaggio nell’attività quotidiana
L’infiltrazione della criminalità organizzata all’interno del sistema economico è combattuta con determinazione dalle forze dell’ordine e in particolare dalla Guardia di Finanza.
La situazione ci fa pensare di essere ininfluenti rispetto all’esito di questo scontro continuo ma la filosofia con cui le autorità operano per contrastare il fenomeno del riciclaggio dà uno spunto di riflessione interessante. In un primo momento l’applicazione delle misure di contrasto al riciclaggio e all’infiltrazione da parte della criminalità era demandata alle banche e a pochi grandi soggetti del mondo finanziario.
Le aziende si relazionano col settore HO.RE.CA, oltre ad acquisire informazioni adatte a valutare la situazione finanziaria dei clienti, possono contestualmente rilevare anche gli indicatori reputazionali adatti a comprendere se esiste anche un rischio reputazionale, inteso come il rischio di entrare in contatto con soggetti (persone o aziende) che presentano comportamenti fraudolenti o illegali.
A tutti gli effetti, il rischio di non vedere soddisfatti i propri crediti, dipende solo dal rischio di default e anche dal rischio di frode.
Il Credit Risk Manager contestualmente al processo di valutazione dei dati economici, è in condizione di integrare al processo di valutazione, i controlli più efficaci, rapidi ed economici, per misurare il rischio reputazionale e di frode.